LA MIA STORIA

di Rainer Torrado Amo


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Sono nato a Madrid, in Spagna e sono il figlio unico di un funzionario pubblico e di un’insegnante liceale. La mia infanzia è stata solitaria e tranquilla. I miei anni scolastici sono stati intervallati da estati trascorse nella costa nord-occidentale della Spagna

Fin da subito ho trovato nei libri una compagnia, passando così innumerevoli ore a leggere storie, alcune delle quali troppo complesse o inadatte alla mia tenera età. I miei voti sono sempre stati impeccabili quantunque non fossi sempre l’alunno migliore. Ricordo che a scuola, all’età di 12 anni, decisi di parlare del virus Ebola quando l'insegnante ci richiese di scegliere un argomento di nostro interesse da presentare agli altri studenti. Chiedo scusa ai compagni che potrei aver traumatizzato. La mia curiosità non conosceva limiti già allora e l’immagine di poter sanguinare a morte attraverso ogni orifizio del proprio corpo (capezzoli maschili compresi) non è facile da gestire per nessuno, indipendentemente dall'età

Nell’estate del 2001 avevo 18 anni e mentre frequentavo il corso di Storia dell'Architettura, l'insegnante ci annunciò con le lacrime agli occhi che le Torri Gemelle di New York erano state distrutte in un attentato. Ero appena entrato alla Scuola Tecnica Superiore di Architettura di Madrid e noi studenti, sorpresi dalla commozione del professore, avemmo la sensazione che fosse dovuta alla visione della distruzione di un simbolo architettonico. A dimostrazione che anche gli architetti hanno dei sentimenti. (Tempo dopo appresi che Minoru Yamasaki, l'architetto che aveva progettato le Torri Gemelle, soffriva di vertigini. La sua paura per l’altezza lo aveva portato a raddoppiare il perimetro strutturale in acciaio dell’edificio, scelta che ha consentito alla struttura di resistere per preziosi minuti in più prima del collasso e di conseguenza salvare diverse vite umane. Una lezione importante)

La Facoltà di Architettura di Delft era tra le mete più ambite tra gli studenti più meritevoli che desideravano passare un anno di studio all’estero. Bene, inoltrata la mia domanda di candidatura e superati i vari colloqui, cambiai idea all’ultimo minuto. Al diavolo Deft! Provai così a fare domanda anche per Parigi, pensando che avrei potuto imparare un’altra lingua e che ciò avrebbe potuto arricchire il mio curriculum non soltanto nell’ambito architettonico. Adesso il francese è la mia terza lingua e ne ho fatto tesoro, essendo la lingua che ho utilizzato per comunicare ed esprimermi con tantissime persone, nonché con due compagni di vita. A volte trovo difficoltà nel comprendere i miei simili, ma riuscire a esprimersi in più lingue è un ottimo rimedio contro l’alienazione

A 21 anni, scoprì Parigi e mi innamorai per la prima volta. Strinsi amicizie leali e soprattutto mossi i primi passi verso la fotografia, in maniera autodidatta. La maggior parte del mio anno all’estero lo passai girando a fotografare con la mia prima macchina fotografica digitale, piccola e modesta, perdendo completamente la cognizione del tempo. Spesi i miei risparmi per stampare interi album fotografici in un’epoca in cui le foto stampare erano il simbolo di un passato che stava svanendo.

Terminato il periodo di studio all’estero, tornai a Madrid per ultimare i miei studi. Di seguito decisi di seguire il mio cuore e ritornare a Parigi. Mi laureai e trovai lavoro in uno studio di architettura nella capitale francese quasi contemporaneamente, ma ben presto capì di non riuscire a impegnarmi nel disegnare a computer per lunghe e noiose ore, non faceva per me. Difatti, questo è l’unico caso nella mia vita dove decisi volontariamente di non impegnarmi con un lavoro fino in fondo

Al contrario, decisi di impegnarmi nel costruire la vita che volevo per me

Sono diventato fotografo a 27 anni. La casa di moda di Jean Paul Gaultier è stata il mio primo cliente. A seguire ho lavorato per altri stilisti, ho visto stampati i miei scatti sulle pagine patinate di numerose riviste di moda. Iniziai anche a viaggiare per lavoro

Ai miei 30 anni mi sono innamorato per la prima volta di una città: non c'è altro posto sulla Terra come Hong Kong. Era il 2013 e da allora ho visitato più volte Home Kong su invito. Lì ho lavorato con un'agenzia con cui ho fotografato campagne in puro stile minimalista per marchi internazionali e istituzioni locali. Hong Kong è diventata per me un dim-sum per colazione e amicizie per la vita. Ed è proprio questa città che ha ispirato un progetto fotografico davvero speciale: documentare la scomparsa delle insegne al neon di Hong Kong da una prospettiva completamente nuova. Questo risultato è stato possibile solo con l'aiuto di buoni amici e la guida di un mentore: grazie, Wing

È raro che un fotografo già avviato nella sua carriera si dedichi anche a fotografare feste ed eventi... ma questo è esattamente quello che iniziai a fare a 34 anni! Non avevo più 20 anni, avevo ritratto le personalità più diverse dell'industria della moda, dell'arte e dell'intrattenimento (i caporedattori, le superstar del cinema, gli stilisti, musicisti, gli artisti e le loro muse, i nuovi volti e le top model ...)

… eppure io ero lì, a scattare foto per feste queer. Ero di nuovo innamorato e i promotori del party per cui lavoravo apprezzavano i miei scatti. Scattare foto in questo ambiente aveva qualcosa di liberatorio. Tornai a lavorare come un fotografo amatoriale, libero dalle consuete scadenze, produzioni e post-produzioni richieste dalla fotografia commerciale. E fu così che in una notte di festa l’amore si trasformò in dolore e finalmente trovai la mia voce come fotografo “notturno”. Quella voce si trasformò presto in un account instagram, @generationxxy che ebbe molto seguito e sicuramente più lavoro notturno per più clienti. Anche la stampa apprezzò il risultato di questo lavoro in notturna, e le mie foto sono finite in tre mostre nel 2019: due mostre collettive (una a Parigi, una a Hong Kong) ed una personale a Madrid, presso la Scuola di Architettura dove avevo studiato. Ero uscito da lì come architetto e ci ritornai come fotografo. Ma nessuno di questi risultati ha reso la mia vita più facile

Ora, mentre scrivo questo testo, mi ritrovo in un posto più felice, e la meditazione mi è d’aiuto. Sto imparando la mia quarta lingua, l’italiano… o forse dovrei dire quinta? Perché tutti sanno parlare con le emoticons, giusto? Inoltre so anche leggere la segnaletica stradale

Il 2020 è iniziato per me e molti milioni di persone con la perdita di numerosi posti di lavoro e una quarantena imposta dal governo (in Francia, dal 17 marzo all'11 maggio). Il primo confinamento francese del ventunesimo secolo è appena terminato e spero che non se ne ritengano necessari altri. Sono passati più di tre mesi dalla mia ultima commissione pagata, ma la vendita delle mie stampe mi tiene a galla. Anime generose ora stanno raccogliendo le mie stampe, sostenendo la mia arte e aiutando gli altri, grazie alla mia vendita solidale di stampe firmate che è nata durante il periodo di quarantena

Riflettere sulla morte, la perdita, il collasso ecologico e sociale è sempre stato una parte importante della mia vita interiore. L'attuale pandemia ha fatto sembrare queste preoccupazioni ancora più reali e legittime. Capisco che sono discorsi che fanno parte della condizione umana e lo accetto, e ora, nel momento in cui scrivo, sento di essere in pace con tutti i miei anni passati su questo pianeta

Cosa ho imparato finora?

Formatomi come architetto, lavoro ancora con rigore tecnico e intellettuale. Come fotografo, vivo con passione. Attraverso l'obiettivo riesco a connettermi con gli altri in un'altra lingua, in modi che le parole non permettono. E la macchina fotografica è allo stesso tempo come una finestra che apre verso la mia interiorità. Apprendo finalmente che la migliore convalida viene da se stessi

Raramente mi sento solo. Capita a volte di sentirmi ancora come se avessi 12 anni, leggendo con gioia di Sapiens, di Socrate o di microbi. Trovo conforto nel sapere che l'intera storia dell'evoluzione della vita sulla Terra è racchiusa tutta in un libro. Si chiama DNA e il nostro corpo ne immagazzina molte copie. È il libro più antico conosciuto dagli uomini. Ed è scritto con colo quattro caratteri, una storia che dura da 3,5 miliardi di anni

So che morirò. Non proprio ora, ma un giorno. Anche tutti quelli che conosco moriranno. Anche quelli che non conosco moriranno. E questo include te, lettore anonimo. Ma non c'è bisogno di vivere con paura. Anche questo passerà


Rainer Torrado Amo è un artista. Lavora a Roma, in Italia, città in cui si è trasferito di recente